In Bangladesh, buona parte del trasporto pubblico di prossimità è legato ai risciò a pedali. Ci sono anche veicoli a tre ruote a motore, però, simili agli Ape della Piaggio, adibiti ad uso passeggeri, che fino a una ventina d’anni fa tutti qui chiamavano baby taxi.

 

Dhaka, 1992. Foto Renzo Garrone

Poi sono stati sostituiti dai CNG (la sigla sta per Compressed Natural Gas), autorisciò molto simili ai predecessori ma azionati a gas liquido, e quindi meno inquinanti. Bene ovviamente; ma per il colore delle strade del Bangladesh, per la peculiare traffic art del paese, la loro scomparsa rappresenta una grave perdita. Se ne ammiravano a bizzeffe  a Dhaka e dintorni, le fiancate in lamiera decorate cosparse di storie folk.
Oggi, nei CNG nessuno si occupa del colore, come coi mezzi precedenti: devono restare gialli e verdi a vita - probabilmente per legge -; tutti uguali, come escono di fabbrica, banali e insignificanti. Dal loro avvento in poi, d’altra parte, la sparizione dei vecchi autorisciò è stata rapidissima.
Quindi voglio ricordare questi ultimi tramite alcune vecchie foto - vera documentazione d’epoca, modernariato - che ripesco in un nostro libro del 2015 dedicato alla questione, facente parte della collana Lavoro e Diritti/ Local Arts.  

In Bangladesh ormai, quanto a mezzi a motore decorati, si trova solo qualche camion. Un pò come accade in Pakistan.
La risciò art, pittura popolare folk, sopravvive oggi solo sui mezzi a pedali. Che a centinaia di migliaia scorrazzano per il paese dei grandi fiumi, dove tuttora costituiscono una grande epopea popolare.

Per saperne di più:

https://associazioneram.it/shop/ram/libri/libro-bangladesh-riscio-detail

 

 

Dhaka, 1987. Foto Renzo Garrone

 

Dhaka, 1992. Foto Renzo Garrone

 

 

Dhaka, 1992. Foto Renzo Garrone

 

Dhaka, 1992. Foto Renzo Garrone

 

Dhaka, 1987. Foto Renzo Garrone

 

Dhaka, 1992. Foto Renzo Garrone

 

Dhaka, 1992. Foto Renzo Garrone