Un anno oggi dal colpo di stato in Birmania, consumatosi il 1°febbraio 2021.
La Birmania ribattezzata Myanmar, paese contraddittorio anche se dal fascino straordinario, ha enormi problemi sociali e politici. Sconta le traversie politiche che la caratterizzano da oltre 60 anni: per le violazioni dei diritti ad opera dei suoi militari il paese era rimasto sotto embargo da parte dell’occidente tra il 1990 e il 2011. Alcuni anni di (fragile) democrazia sono stati spenti, alla fine, dal colpo di stato.
Attualmente, sto aggiornando il libro scritto subito dopo quel golpe: scoprendo un paese tuttora in rivolta, che si è dotato di un governo-ombra (attualmente costretto alla clandestinità) e che sta cercando – nell’indifferenza del mondo – di affrontare i nodi del suo futuro.
I grandi protagonisti della vicenda sono Aung San Suu Kyi, la 'Lady' della politica birmana e Nobel per la Pace nel 1991, oggi agli arresti, con lo stato maggiore della sua National League for Democracy. E le Forze Armate locali, il cosiddetto Tatmadaw, con l’attuale ‘uomo forte’, il dittatore e criminale di guerra Aung Min Hlaing, lo stesso dei massacri della minoranza Rohingya. Ma poi ci sono i giovani delle coalizioni di base emerse in questi mesi, uniti in un Civil Disobedience Movement, che ha lottato duramente per le strade e sostiene il nuovo governo clandestino, la cui bandiera è, finalmente, il federalismo.
Aung San Suu Kyi, la Signora della politica birmana
Il generale golpista Min Aung Hlaing
Ma se attraverso tutta la primavera del 2021, dopo il colpo di stato, da questa zona dell’Estremo Oriente hanno continuato ad arrivare notizie ogni giorno più drammatiche, successivamente, come di solito succede, sul paese è calata una cortina di silenzio totale.
Chi non sia addentro alle questioni della geopolitica internazionale fatica a comprendere le dinamiche che muovono le leve degli eventi birmani, lontane da noi solo apparentemente. Le forze democratiche in Birmania non dovrebbero esser lasciate sole contro una giunta militare golpista, che ha l’appoggio di Cina e Russia. Qui si tratta di non spegnere la luce su un paese oppresso. Che attraversa la sua fase più difficile, ed ha assolutamente bisogno di una consapevole solidarietà internazionale.
Vedi, tra gli altri, il video di Human Rights Watch:
https://www.facebook.com/HumanRightsWatch/videos/475504390652351/