Ancora India, stavolta nel profondo sud: il Kerala è un crogiolo dove mercanti e coloni di popoli diversi arrivarono sempre per mare. Oggi ribattezzata Kochi, la città di Cochin fu costruita tra la terraferma e l’acqua, utilizzando varie piccole isole ed unendole alla fine in un unicum. A ridosso della sua baia si aprono le cosiddette backwaters, lagune costiere d’acqua dolce, immerse nel verde perenne.

Kochi è il porto d’alto mare principale di un’area vastissima, e del Kerala è la seconda città per dimensioni, con una popolazione attorno ai 600.000 abitanti che aumenta fino a un milione e mezzo di persone considerando l'area urbana e soprattutto la sua porzione nuova e più moderna sulla costa, ossia Ernakulam.

Fort Cochin. Princess Street. Foto Renzo Garrone

 

D’altra parte, il maggior polo di attrazione per una visita resta il centro storico più antico, la vecchia Fort Cochin; luogo di grandissimo fascino e meta turistica, ma anche teatro di enormi contraddizioni.

Mattancherry, Fort Cochin. Senza acqua corrente in casa. Foto Renzo Garrone

A due passi da alberghi frequentati da turisti di tutto il mondo, la maggior parte delle case non ha l’acqua corrente: mentre la disponibilità media cittadina d’acqua per residente è di 90 litri al giorno, quella del sobborgo di Mattancherry, il più degradato nonostante i suoi monumenti, è di soli 25 litri. Qui, le famiglie la recuperano quotidianamente per strada, alla fonte.

Mattancherry, Fort Cochin. L'antica sinagoga ebraica. Foto Renzo Garrone

Fin dal tempo dei Greci e dei Romani centro fondamentale delle spezie, di cui le colline del Kerala alle spalle della costa sono ricche, Cochin commerciava anche oltre che col ‘nostro’ mondo anche con Ebrei, Arabi e Cinesi. Successivamente il Forte di Kochi fu il primo avamposto coloniale europeo in India. Tra il 1503 e il 1663 fu sotto il dominio dei Portoghesi quando, fra le altre cose, era attiva l'Inquisizione.

Mattancherry, Fort Cochin. Chiesa cattolica risalente al periodo portoghese. Foto Renzo Garrone

Seguirono nel 1663 gli olandesi e poi nel 1773 i sovrani di Mysore con Hider Ali, che riuscì ad ottenere il controllo sull'area ove sorge la città, strappando così ai coloni europei l'egemonia sulla costa del Malabar. Ad essi seguirono ancora gli olandesi che poi cedettero Cochin agli inglesi. Nel 1866 Fort Cochin era guidata da un maharaja induista che regnava sotto il controllo britannico: fu lui a gettare le fondamenta di una amministrazione locale formando consigli cittadini sia a Mattancherry che ad Ernakulam, le due città più vicine.

Il porto d'alto mare di Kochi visto dalle "fishing nets". Foto Renzo Garrone

Nel Novecento, con l’aumento delle attività portuali, il porto di Cochin fu trasformato dagl’inglesi nel più grande e sicuro tra gli approdi operativi lungo la costa ovest dell’India meridionale. Quindi nel 1947, con l'indipendenza dal dominio britannico, quello di Cochin divenne il primo stato principesco indiano ad aderire alla nascente federazione. Nel 1956 verrà trasformato nel nuovo stato del Kerala. E nel 1967, l’area urbana conseguirà l’attuale dimensione, con la fusione nella stessa municipalità degli agglomerati di Cochin, Mattancherry ed Ernakulam, più altre isole della zona.

Fort Cochin, edifici coloniali ristrutturati. Foto Renzo Garrone

Molteplici le attrattive per la visita: dai monumenti - chiese moschee e un’antica sinagoga - ai palazzi coloniali, a volte gradevolmente ristrutturati.

Fort Cochin. Pesca artigianale con il sistema del bilanciere. Foto Renzo Garrone

Alla presenza di un’ampia zona di pesca artigianale dove si opera con strutture a bilanciere (che dicono di derivazione cinese), la famosa zona delle fishing nets; al fascino del quartiere vecchio, con gli antichi magazzini di Mattancherry dove va in scena, come secoli orsono, la tratta delle spezie all’ingrosso. Fort Cochin in Kerala: un crogiuolo nel crogiuolo. (1/continua)

 

Mattancherry, Fort Cochin. Magazzino per l'ingrosso delle spezie. Foto Renzo Garrone